Andreea Rabciuc e l'art. 580
La scomparsa e la morte di Andreea Rabciuc, ritrovata il 20 gennaio. Cos'è l'istigazione al suicidio e perché è una delle ipotesi per cui è indagato il fidanzato. Già 7 femminicidi nel 2024.
La scomparsa di Andreea Rabciuc
Ci mette quasi due giorni Simone Gresti, il fidanzato 43enne di Andreea Rabciuc, a chiamare sua madre Georgeta Cruceanu. Dice alla donna che la ragazza si è allontanata spontaneamente dal luogo in cui erano, a Montecarotto (AN), dopo una festa. Non l’ha avvisata prima perché non voleva farla preoccupare.
Andreea ha 27 anni e vive a Jesi, dove lavora in un pub. Ha una relazione con Simone, ma le cose non vanno bene, i due litigano spesso e lui è molto geloso. La sera dell’11 marzo 2022, i due raggiungono degli amici a un bocciodromo e poi, verso le due, si spostano nella proprietà in campagna di uno di loro, Francesco, insieme alla fidanzata di lui, Aurora. I quattro continuano a far festa dentro una roulotte, ma secondo Francesco l’aria è tesa. Andreea e Simone litigano: lui la offende, le fa delle battutine, lei subisce. “Cose normali, come tutte le coppie”, dice Francesco.
Verso le 4 Simone e Aurora escono per comprare delle birre e rientrano una mezz’ora dopo. Di nuovo, Simone e Andreea litigano, questa volta più pesantemente. Lui pretende di vedere il suo cellulare: lei si scrive col suo ex, Daniele. L’ha fatto anche la sera prima, fino alle nove circa. Gli dice che vuole cambiare vita, che non vuole più stare con Simone, che la loro è una storia tossica e sbagliata. Nella notte Andreea ha chiamato anche il padre, che vive in Spagna. Gli ha mandato dei messaggi, “mi sono messa nei guai”, poi più niente.
Dopo aver dato il telefono a Simone, però, Andreea lo richiede indietro. Lo fa più volte, secondo il racconto di Francesco: ma Simone non glielo restituisce. Così, esasperata, verso le 6.30 la ragazza esce dalla roulotte e si allontana. Solo Aurora tenta di fermarla, ma lei manda tutti a quel paese e sparisce in direzione Jesi.
Da questo momento, per quasi due anni, non si saprà niente. I tre ragazzi, interrogati, racconteranno sempre la stessa versione. Aggiungono che verso le 7 Simone ha accompagnato Aurora a fare un tampone presso una struttura in cui avrebbe dovuto fare un ricovero successivamente. Rientrano alle 7.30, di Andreea nessuna traccia.
La zona viene perlustrata, Simone viene indagato per sequestro di persona, ma continua a fare la sua vita. È convinto che la ragazza si nasconda da qualche parte, probabilmente in Romania. Dice che ha usato il suo account Facebook, che ha postato una foto.
Questo fino al 20 gennaio 2024: il proprietario di un casolare diroccato che si trova a Castelpiano, a soli 800 metri dalla roulotte della festa di quella notte, trova dei resti umani in una stanza oltre la vecchia stalla, vicino alle scale del solaio. Il casolare era già stato attenzionato nel 2022 perché il proprietario aveva avvisato le forze dell’ordine - impegnate nelle ricerche di Andreea nelle zone circostanti - che l’edificio aveva una finestra rotta. Da quanto si sa, i Vigili del Fuoco ne avevano perlustrato l’interno senza trovare niente, ma non si sa ancora esattamente se si siano spinti in ogni punto del casolare, che risulta in condizioni critiche e pericolante.
Nonostante si attendano ancora i risultati del test del DNA sui resti, sembra sicuro che si tratti di Andreea Rabciuc e le condizioni del corpo sarebbero compatibili con una morte risalentea due anni fa. Sulla scena sono stati ritrovati brandelli di una sciarpa appesi a una trave.
La prima ipotesi è quella di omicidio volontario: qualcuno ha ucciso Andreea, forse nel casolare, forse altrove per poi portarla lì. Ma quando? La notte stessa oppure nei giorni successivi? Perché il sopralluogo non ha evidenziato niente? Se i Vigili del Fuoco hanno ritenuto non necessario andare oltre, com’è possibile che qualcuno abbia potuto portarci un corpo?
Per questa ipotesi è stato indagato Simone Gresti, il fidanzato di Andreea Rabciuc. L’omicidio va ad aggiungersi al sequestro di persona e allo spaccio di stupefacenti.
Ma non soltanto: Gresti è indagato anche per istigazione al suicidio, ipotesi aperta probabilmente per poter indagare sulla trave e la sciarpa rinvenute vicino al corpo della ragazza.
Quello che tutti continuano a chiedersi è come sia possibile che due anni fa, entrando nel vecchio casolare, nessuno si sia accorto di niente: anche senza arrivare alla stanza in cui è stata ritrovata, possibile che nessuno abbia sentito l’odore di un corpo in decomposizione? Possibile che non ci fossero dei cani molecolari o che nessuno abbia pensato di portarli nel casolare?
I risultati dell’esame autoptico, la TAC e il tossicologico potranno forse rispondere alle domande quando è morta e come è morta. Ma resta l’amarezza per delle indagini che sembrano sempre incomplete: Saman Abbas, la ragazza pakistana uccisa dalla sua famiglia, è stata ritrovata dopo un anno e mezzo in un terreno a poche centinaia di metri da dove era scomparsa. Quando è stato ritrovato il corpo di Liliana Resinovich, la donna triestina scomparsa nel dicembre 2021, si è dato per scontato che si fosse suicidata e non si sono fatte indagini, ma anzi si è compromessa (come dimostrano le immagini mostrate da Chi l’ha visto) la scena del ritrovamento.
Quella di Andreea sembra l’ennesima storia in cui la verità è davanti agli occhi di tutti, eppure si fa finta di non vedere.
Che cos’è l’istigazione al suicidio?
L’istigazione al suicidio è un reato disciplinato dall’art. 580 del codice penale, il quale prevede che
Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.
(Le pene sono aumentate se la vittima è persona minore degli anni diciotto, inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un'altra infermità o per l'abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti)
La maggior parte delle sentenze sull’art. 580 c.p. riguarda i casi di cd. “suicidio assistito”, a carico di chi accompagna malati gravissimi/terminali all’estero per morire (Con sentenza n. 242 del 2019, però, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma per i casi di assistenza al suicidio in caso di patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale purché vi sia la capacità dell'assistito di prendere decisioni libere e consapevoli).
Ci sono poi sentenze sull’istigazione al suicidio per i casi di cyberbullismo, ma in minor numero (e quasi mai con una condanna) .
Perché per Andreea Rabciuc si è ipotizzato anche questo reato? Difficile dirlo, visto che le indagini sono in corso e non ci sono notizie ufficiali. Probabilmente è solo per poter effettuare determinati approfondimenti e accertamenti sui luoghi o gli oggetti trovati.
Si era indagato per lo stesso reato anche nel caso di Tiziana Cantone. La donna era stata trovata impiccata nella sua casa nel 2016. Tutto era iniziato quando Tiziana aveva girato dei video porno amatoriali che poi aveva diffuso. Questi video erano diventati virali e la ragazza si era vista costretta a cambiare nome (prendendo il cognome della madre, Giglio).
Tiziana aveva inizialmente denunciato alcuni uomini per la diffusione non consensuale dei video, ma questi erano stati assolti e l’allora fidanzato di lei accusato di calunnia perché sospettato di averla convinta a denunciarli. In seguito, aveva fatto richiesta per il diritto all’oblio, ma solo una parte dei video era stata rimossa.
Dopo che è stata ritrovata morta, è stato aperto un fascicolo per istigazione al suicidio proprio per poter fare accertamenti approfonditi, ma l’ipotesi è stata scartata per insufficienza di prove. Successivamente, con la riesumazione del corpo chiesta dalla madre di Tiziana, si è indagato anche per omicidio, ma anche in questo caso l’ipotesi è stata archiviata (proprio in questi giorni). La vicenda di Tiziana Cantone, però, ha portato all’approvazione della legge sul Revenge Porn.
Rispondiamo alle vostre domande
Nelle scorse settimane ci sono arrivate alcune domande, e abbiamo pensato a questa newsletter anche per potervi rispondere. Scriveteci a ricordailmionome.podcast@gmail.com.
Perché i condannati all’ergastolo non restano in prigione tutta la vita?
La risposta è lunga e complessa ma sostanzialmente tutto discende dal fatto che la pena, nel nostro ordinamento, ha necessariamente anche una funzione rieducativa. E non può esserci rieducazione in un “fine pena mai”.
Per questo il nostro ordinamento prevede vari istituti premiali.
Il principale è la liberazione anticipata, che consiste nella detrazione di quarantacinque giorni per ogni semestre di pena scontata dal condannato a pena detentiva che ha dato prova di buona condotta.
I permessi premio invece si concedono ai condannati che hanno tenuto una condotta regolare durante l’espiazione della pena e non risultano socialmente pericolosi, per consentire la possibilità di coltivare interessi affettivi, culturali o di lavoro. La durata complessiva del permesso non può superare i quarantacinque giorni per ogni anno di pena mentre il singolo permesso non può avere durata superiore ai 15 giorni. La concessione dei permessi è ammessa dopo l’espiazione di parte della pena, 10 anni in caso di ergastolo. Questi permessi consentono di trascorrere dei giorni fuori dell’istituto penitenziario, magari insieme alla famiglia.
La semilibertà è la concessione al condannato che ha dimostrato la propria volontà di reinserimento nella vita sociale di trascorrere parte del giorno fuori dell’istituto per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale. Se ne può godere dopo l’espiazione di almeno metà della pena, in caso di ergastolo dopo aver espiato almeno vent’anni (che possono essere ridotti a 15 grazie alla liberazione anticipata di cui sopra).
Infine, il condannato all’ergastolo, dopo aver scontato 26 anni – che possono essere ridotti a 19 anni e ½ grazie alla liberazione anticipata – può godere della liberazione condizionale. Presupposti per la liberazione condizionale sono, oltre l’aver scontato una certa quantità di pena, aver risarcito il danno e il ravvedimento del condannato. Con la condizionale, il condannato all’ergastolo è sottoposto per cinque anni a un regime di libertà vigilata, con prescrizioni e obblighi da rispettare. Se la sua condotta rimane corretta, la pena è considerata definitivamente estinta, e il reo torna ad essere un cittadino libero.
Esiste però anche l’ergastolo ostativo, che impedisce al condannato di avere i benefici descritti. L’ergastolo ostativo si applica solo per quei reati ad alta pericolosità sociale come quelli di stampo mafioso, riduzione in schiavitù, tratta di persone, acquisto e alienazione di schiavi, sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo internet. L’unica scappatoia concessa dall’ordinamento giuridico per uscire dall’ergastolo ostativo è quella di collaborare con la giustizia, provare il distacco da una eventuale organizzazione mafiosa, e non essere socialmente pericolosi.
I femminicidi dal 1° gennaio al 31 gennaio 2024
La prima vittima del 2024, uccisa il primo gennaio, è Rosa D’Ascenzo. Di lei non si trova niente, né immagini né informazioni, resa invisibile anche dopo la morte dopo anni di abusi. Rosa aveva 71 anni, viveva in provincia di Roma dove lavorava la terra. Amava moltissimo gli animali. Aveva pochissimi contatti con l’esterno.
Maria Rus aveva 54 anni ed era originaria di un piccolo villaggio non lontano dalla bella Cluj, in Romania. Viveva in Sicilia da quasi vent’anni, era separata dal marito e aveva tre figlie. Viveva sola e lavorava nell’agricoltura. Gli amici la chiamavano Matika. È stata uccisa il 5 gennaio 2024.
Delia Zărnescu aveva 58 anni ed era originaria di Lupeni, in Transilvania. Era arrivata in Sicilia una ventina d’anni fa, si era sposata con un uomo italiano ma era rimasta vedova tre anni fa. Viveva sola a Naro e, secondo la sorella, era una persona serena. È stata uccisa il 5 gennaio 2024.
Teresa Sartori aveva 81 anni e viveva a Saronno col figlio 54enne. Era una donna tranquilla e amichevole. Aveva un’altra figlia, residente però in Veneto. È stata uccisa l’8 gennaio 2024.
Ester Palmieri aveva 37 anni ed era di Cavalese, in provincia di Trento, ma viveva a Valfloriana. Era un’amante dell’arte, della musica, del canto e degli animali, e per questo dopo anni di lavoro in una RSA (le piaceva molto dedicarsi agli altri) aveva deciso di aprire il suo centro olistico, Scintilla Alchemica. Aveva tre figli, tra i 5 e i 10 anni. È stata uccisa l’11 gennaio 2024.
Elisa Scavone aveva 65 anni e viveva a Torino. Era sposata da oltre trent’anni e aveva due figli, ormai adulti. È stata uccisa il 12 gennaio 2024.
Annalisa Rizzo aveva 43 anni e viveva ad Agropoli. Lavorava in banca e aveva una figlia di 13 anni. Aveva deciso di separarsi dal marito in maniera consensuale. È stata uccisa il 22 gennaio 2024.
Il podcast
Ricorda il mio nome è un podcast mensile, lo trovi su Spotify, Apple Music, Amazon Music e Google Podcasts. L’ultimo episodio è uscito il 15 gennaio 2024 e racconta la storia di Carmela Morlino. Il prossimo episodio uscirà il 15 febbraio 2024 sulle stesse piattaforme. Se ti piace il nostro lavoro, puoi parlarne, condividerlo sui social e lasciare una recensione sulla piattaforma che usi.
Chi siamo
Anna Bardazzi è nata a Prato e dopo più di dieci anni all’estero oggi vive a Milano. È autrice e copy writer e ha pubblicato il romanzo La felicità non va interrotta (Salani).
Roberta Sandri è avvocata con studio a Trento, si occupa principalmente di diritto di famiglia, dei minori e della persona, svolgendo anche la funzione di curatore speciale del minore e coordinatore genitoriale. Ha una specializzazione in Criminologia ottenuta presso l’Università Montesquieu di Bordeaux.
Vi aspettavo (e lo sai!).
La sezione domande poi è speciale, ne sentivamo il bisogno. Grazie :)