Cosa succede quando scompare una donna
Quante persone scompaiono in Italia e perché si parla sempre di allontanamento volontario. Otto femminicidi a febbraio.
Quante persone scompaiono in Italia?
Secondo i dati del report del Ministero dell’Interno, nel primo semestre del 2023 sono state presentate oltre 13.000 denunce per scomparsa, cioè oltre 70 al giorno. Solo 6.297 persone sono state ritrovate. A scomparire sono stati soprattutto minori (73,9%, cioè 9.626). La fascia più coinvolta è quella degli adolescenti tra i 15 e i 17 anni, soprattutto con background migratorio (soprattutto da Egitto e Tunisia).
Passiamo ai dati per genere: delle 13.000 persone scomparse soltanto 2.793 sono donne. Di queste, 1925 sono state ritrovate. Ne restano quindi 868 di cui - al momento della redazione del report - non si sapeva niente. Di queste, 556 (64%) sono ragazze minori.
Il 63% delle donne scomparse nel primo semestre 2023 ha cittadinanza italiana (1770). Tra di loro, 1423 sono state ritrovate (di cui 11 morte).
La maggior parte delle denunce viene trattata come “allontanamento volontario”. Il report indica che nel caso delle persone con cittadinanza italiana l’allontanamento volontario rappresenta oltre il 76%. Lo stesso vale per le persone straniere, 7.403 casi su 8500.
Purtroppo il report non fornisce i dati sulle cause di scomparsa per genere, ma possiamo comunque dire che spesso si definisce “allontanamento volontario” qualcosa che non lo è affatto. A scomparire sono soprattutto maschi, soprattutto stranieri, soprattutto minori. Le motivazioni possono essere intuibili. Altre volte si tratta di persone anziane o con disturbi mentali, che si allontanano in stato confusionale.
Quello che però appare davvero bizzarro è che le forze dell’ordine continuino a classificare come allontanamento volontario casi di sparizione che dovrebbero far pensare a tutt’altro.
Scomparse di donne note e meno note
Partiamo da Giulia Cecchettin. Come riportato dalla trasmissione Chi l’ha visto?, al momento della denuncia la scomparsa viene appunto classificata come “allontanamento volontario”. Questo nonostante il padre sottolinei la scarsa fiducia che nutre nei confronti di Filippo Turetta e la testimonianza di un vicino che ha sentito urlare una voce femminile. Come possono i Carabinieri aver pensato che una ragazza di 22 anni, libera di spostarsi come e con chi vuole, serena, in procinto di laurearsi, si allontani volontariamente senza avvisare nessuno e per di più col fidanzato, come fosse una fuitina? Sappiamo tutti com’è andata a finire e lo sapevamo fin dal primo minuto, c’era solo una piccola parte di opinione pubblica a credere (o sperare) nella fuga. E i Carabinieri.
Riprendendo invece un caso di cui abbiamo parlato un mese fa, Andreea Rabciuc, come si può pensare che una ragazza di 26 anni scompaia una mattina e di lei si perda ogni traccia, dopo che ha appena litigato (per l’ennesima volta) col fidanzato il quale si è trattenuto il suo cellulare per due giorni senza dire niente a nessuno? Eppure per molto tempo si è detto che si stava nascondendo da qualche parte. Ma perché mai? Quali erano le prove a sostegno di questa tesi? Ricordiamo che Andreea è stata trovata morta il 20 gennaio scorso e il suo fidanzato Simone Gresti è indagato per diversi reati, tra cui sequestro, omicidio volontario, istigazione al suicidio.
Poco prima di Andreea era scomparsa Liliana Resinovich. Anche per lei gli inquirenti avevano ipotizzato l’allontanamento volontario ma poi, nemmeno un mese dopo la scomparsa, era stato ritrovato il corpo della donna. Si è dato per scontato che si fosse suicidata e il corpo è stato trattato senza alcuna cura e senza le precauzioni dovute, nella convinzione che non fossero necessari rilievi. A due anni di distanza dal ritrovamento, la salma è stata riesumata per essere analizzata dall’anatomo-patologa più esperta d’Italia, Cristina Cattaneo, direttrice del Labanof. L’autopsia si è svolta il 15 febbraio e se ne attendono gli esiti.
Quando abbiamo scritto queste righe si attendevano ancora i risultati dell’esame del DNA sul corpo di donna in avanzato stato di decomposizione ritrovato a Parma lo scorso 2 febbraio. Questi risultati sono arrivati il 23 e, come sospettavamo (noi che abbiamo seguito il caso fin dall’inizio), si tratta dei resti di Alessandra Ollari, scomparsa ufficialmente nel giugno 2023. Il compagno di Alessandra si era rivolto a Chi l’ha visto? per denunciare l’immobilità delle Forze dell’Ordine che, dopo averne constatato la sparizione, non avevano più fatto niente ritenendo anche questo un allontanamento volontario. Dopo le indagini della trasmissione, però, era emerso che nessuno aveva più notizie della donna da ben prima della presunta scomparsa dichiarata dal compagno, e cioè dal maggio 2022.
A maggio del 2022 la donna che ha in affitto uno spazio di proprietà di Alessandra le scrive per dirle che ha bisogno di documenti per la dichiarazione dei redditi. Dopo aver detto che glieli avrebbe forniti, Ollari è sparita e l’affittuaria non è più riuscita a parlare con lei. Appena sei mesi dopo, a novembre del 2022, il sindaco di Calestano, comune nel quale Alessandra aveva una casa di proprietà, l’ha cercata in ogni modo per avere accesso ai locali a causa di una perdita d’acqua. Ha richiesto anche l’intervento dei Carabinieri ma nessuno è riuscito a parlare con la donna e nessuno si è fatto venire il dubbio che qualcosa potesse non andare.
Soltanto in seguito alle insistenti domande della giornalista di Chi l’ha visto? al compagno di Alessandra, le Forze dell’Ordine si sono messe a indagare, aprendo un fascicolo per omicidio. Adesso toccherà all’autopsia fare chiarezza sulla morte di Alessandra, anche se l’avanzato stato di decomposizione potrebbe complicare le cose e non rendere possibile la determinazione delle modalità dell’omicidio (che sia un omicidio - femminicidio - non c’è dubbio).
Anche il più recente caso di scomparsa, quello di Antonella Di Massa (Ischia) è stato trattato come allontanamento volontario, ma le ricerche sono state serrate. Per una settimana si sono dispiegate tutte le forze possibili, umane, cinofile e tecnologiche. Niente. Il corpo di Antonella è stato trovato la mattina del 28 febbraio dagli inviati di Chi l’ha visto? a pochi metri da dove era scomparsa, a quanto pare morta solo da poche ore. Com’è possibile che in dieci giorni nessuno l’abbia trovata?
Anche per Guerrina Piscaglia e Roberta Ragusa si è parlato di allontanamento volontario. La prima è sparita nel nulla nel 2014. Gli inquirenti hanno creduto per mesi che la donna - madre tra l’altro di un ragazzo con disabilità a cui era legatissima - se ne fosse andata, magari con un altro uomo. Il corpo di Guerrina non è mai stato ritrovato ma il suo amante, un sacerdote, è stato condannato. Stessa sorte per Roberta Ragusa, scomparsa una notte di gennaio del 2012 e mai più ritrovata. Anche nel suo caso, dopo aver a lungo pensato che si fosse allontanata con qualcuno (lasciando, ancora, i figli piccoli), è stato indagato e poi condannato il marito per omicidio a 20 anni.
Dalla scomparsa di Elisa Claps sono passati oltre trent’anni. Anche allora si parlò di allontanamento volontario e non si indagò a dovere. A distanza di tutto questo tempo si continua a credere che una donna possa sparire improvvisamente nel nulla, senza lasciare alcuna traccia, dimenticandosi dei figli, dei genitori, dei propri affetti e della propria casa. Perché quando non ci sono segnali che possano far presagire una fuga (una relazione, la necessità di sparire) o che indichino un disturbo tale da compromettere la consapevolezza di dove si è o chi si è, o ancora una depressione maggiore, si continua a pensare che una donna possa allontanarsi così, senza apparente motivo?
La ricerca di persone scomparse dal punto di vista giuridico
Gildo Claps si è battuto affinché le ricerche di persone scomparse potessero iniziare immediatamente, ottenendo grandi risultati.
Nel 2002 è nata, da una sua idea, l’Associazione Penelope al fine di dare sostegno giuridico e psicologico a tutte le persone che si ritrovano a gestire la scomparsa di un proprio parente o amico, e fa anche da tramite tra le famiglie degli scomparsi, le istituzioni, gli organi di stampa e i media.
Grazie all’associazione Penelope:
nel 2007 è nata la figura del commissario straordinario per le persone scomparse facente parte del Ministero dell’Interno che, coadiuvato da un team di
addetti ai lavori, segue ogni denuncia di scomparsa e cerca di mettere in moto la macchina per attivarne le ricerche.nel 2012 è stata promulgata la legge n. 203 sulle “Disposizioni per la ricerca di persone scomparse” , che ha eliminato la precedente previsione che imponeva di attendere 48 ore dalla scomparsa per poter fare denuncia. La legge prevede infatti che “1. chiunque viene a conoscenza dell'allontanamento di una persona dalla propria abitazione o dal luogo di temporanea dimora e, per le circostanze in cui è avvenuto il fatto, ritiene che dalla scomparsa possa derivare un pericolo per la vita o per l'incolumità personale della stessa, può denunciare il fatto alle forze di polizia o alla polizia locale.
2. Quando la denuncia di cui al comma 1 è raccolta dalla polizia locale, questa la trasmette immediatamente al più prossimo tra i presidi territoriali delle forze di polizia, anche ai fini dell'avvio dell'attività di ricerca di cui al comma 4, nonché per il contestuale inserimento nel Centro elaborazione dati di cui all'articolo 8 della legge 1° aprile 1981, n. 121, e successive modificazioni.
3. Copia della denuncia è immediatamente rilasciata ai presentatori.
4. Ferme restando le competenze dell'autorità giudiziaria, l'ufficio di polizia che ha ricevuto la denuncia promuove l'immediato avvio delle ricerche e ne dà contestuale comunicazione al prefetto per il tempestivo e diretto coinvolgimento del commissario straordinario per le persone scomparse (…) anche con il concorso degli enti locali, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e del sistema di protezione civile, delle associazioni del volontariato sociale e di altri enti, anche privati, attivi nel territorio. Nell'ambito delle iniziative di propria competenza il prefetto valuta, altresì, sentiti l'autorità giudiziaria e i familiari della persona scomparsa, l'eventuale coinvolgimento degli organi di informazione, comprese le strutture specializzate, televisive e radiofoniche, che hanno una consolidata esperienza nella ricerca di informazioni sulle persone scomparse.
5. Qualora vengano meno le condizioni che hanno determinato la denuncia ai sensi del comma 1, il denunciante, venutone a conoscenza, ne da' immediata comunicazione alle forze di polizia.
È importante evidenziare che questa legge concede a chiunque la possibilità di denunciare la scomparsa di una persona, e non solo agli stretti familiari.
Ne nasce un procedimento amministrativo che fa capo al prefetto e che ha come obiettivo la ricerca della persona scomparsa in senso materiale, e viaggia in concomitanza con quello l’Autorità Giudiziaria che ha invece come obiettivo quello della verifica della sussistenza di una ipotesi di reato. È chiaro che i due procedimenti devono essere coordinati. Al contempo, qualora vi sia opposizione, ad esempio, dei familiari, amici ecc, la polizia amministrativa non può varcare la soglia di casa o accedere ai movimenti dei conti bancari o ai tabulati telefonici, per i quali serve necessariamente un mandato dell’A.G.
La legge 203/2012 ha inoltre istituito il “Sistema Ricerca Scomparsi-RI.SC.”, una banca dati contenente tutte le informazioni più significative sulle persone scomparse, in grado di supportare le indagini anche per l’utilizzo della funzione di matching con i dati relativi ai corpi rinvenuti e rimasti senza identità.
Per i minorenni è stato da tempo attivato un apposito sito per la ricerca dei bambini scomparsi, che consente di mettere on line i dati anagrafici, fotografie e altre notizie utili per le ricerche. La Polizia di Stato, infatti, dal 2000 ha aderito al network dell’ICMEC – International Center for Missing and Exploited Children – organizzazione statunitense nata nel 1999, attivando il sito italiano per i bambini scomparsi it.globalmissingkids.org. È stata inoltre istituita, presso il Ministero degli Affari Esteri, una task force interministeriale sulla sottrazione internazionale dei minori.
C’è però da dire che un conto sono le leggi e gli strumenti messi in campo, ben altro conto, purtroppo, è l’attuazione della legge o l’utilizzo di questi strumenti, come abbiamo tristemente potuto appurare dai recenti casi di donne scomparse e non adeguatamente cercate, con compromissione gravissima anche delle successive indagini per omicidio.
I femminicidi dal 1° al 29 febbraio 2024
Silvana Bucci aveva 84 anni e abitava a Cervarezza, in provincia di Reggio Emilia. Aveva tre figli e viveva con uno di loro, 66enne, dopo che il marito l’aveva lasciata. È stata uccisa proprio da lui, che non aveva più voglia di occuparsene, il 6 febbraio 2024.
Ewa Kaminska era nata in Polonia ma viveva a Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Aveva tre figli adolescenti. È stata uccisa dal marito l’8 febbraio 2024.
Antonella Salamone aveva 41 anni e viveva ad Altavilla Milicia, in Sicilia. Era madre di un ragazzo e una ragazza adolescenti e di un bimbo di 5 anni. Lavorava per il Comune ed era una donna molto tranquilla e amata dalla Comunità. Era anche una donna credente. È stata uccisa l’11 febbraio 2024 perché i suoi figli maschi doveva essere liberati dal demonio, prima che a loro capitasse la stessa sorte.
Nicoletta Zomparelli era una donna giovane e solare, aveva 46 anni e viveva a Cisterna di Latina con le due figlie, Renèe e Desyrèe di 19 e e 22 anni. Era molto legata alle due ragazze e insieme amavano viaggiare. Nicoletta era molto vitale e si circondava di molte persone che la stimavano. È stata uccisa insieme alla figlia Renèe il 13 febbraio 2024 dall’ex fidanzato di Desyrèe. Desyrèe è riuscita a mettersi in salvo.
Renèe Amato era una ragazza di soli 19 anni, legatissima alla sorella Desyrèe. Insieme da sempre ballavano e negli ultimi tempi si era appassionata alla pole dance. Era una ragazza semplice e amante della famiglia. Ha cercato, con la madre, di difendere la sorella Desyrèe dal suo ex. È stata uccisa il 13 febbraio 2024.
Alessandra Mazza aveva 35 anni e viveva coi genitori in una piccola frazione di campagna alle porte di Avellino. Da tempo aveva problemi di salute mentale che impattavano molto sul suo carattere. Era molto legata ai suoi genitori e al suo asinello, che curava con dedizione. È stata uccisa il 14 febbraio 2024 dal padre che “non ne poteva più”.
Ana Maria Ferreira era una donna di 52 anni originaria della regione brasiliana di Pernambouc, ma da molti anni residente a Barga, in Garfagnana, provincia di Lucca. La donna era sposata da vent’anni ma si stava separando. Era madre di una figlia ormai grande. È stata uccisa dal marito il 26 febbraio 2024.
Sara Buratin aveva 41 anni, lavorava come assistente in uno studio dentistico, amava molto lo sport, correva maratone, andava regolarmente in palestra e pattinava. Era anche amante della natura e le piaceva camminare. Era madre di un’adolescente. È stata uccisa dal marito il 27 febbraio 2024.
Il podcast
Ricorda il mio nome è un podcast mensile, lo trovi su Spotify, Apple Music, Amazon Music e Google Podcasts. L’ultimo episodio è uscito il 15 febbraio 2024 e racconta la storia di Andreea Cristina Zamfir. Il prossimo episodio uscirà il 15 marzo 2024 sulle stesse piattaforme. Se ti piace il nostro lavoro, puoi parlarne, condividerlo sui social e lasciare una recensione sulla piattaforma che usi.
Chi siamo
Anna Bardazzi è nata a Prato e dopo più di dieci anni all’estero oggi vive a Milano. È autrice e copy writer e ha pubblicato il romanzo La felicità non va interrotta (Salani).
Roberta Sandri è avvocata con studio a Trento, si occupa principalmente di diritto di famiglia, dei minori e della persona, svolgendo anche la funzione di curatore speciale del minore e coordinatore genitoriale. Ha una specializzazione in Criminologia ottenuta presso l’Università Montesquieu di Bordeaux.