Il periodo delle stragi di famiglia
È possibile che chi compie stragi di famiglia si influenzi?
Paderno Dugnano, Perugia, Nuoro
Un mese fa, nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2024, una ragazzo di 17 anni ha sterminato la famiglia. Ha ucciso prima il fratellino di 12 anni, mentre dormiva, poi i due genitori, intervenuti perché attirati dalle grida. Ha inferto in totale 68 colpi, che fa una media di 23 ciascuno. Per giorni i media non hanno parlato d’altro. Sono state intervistate figure di spicco che già due minuti dopo l’accaduto stavano tracciando un profilo psicologico del ragazzo, sulla base di considerazioni personali, forse anche esperienza (ma possiamo dire con certezza che i minorenni che sterminano la famiglia non sono proprio diffusi, e per fortuna), ma in ogni caso senza avere nessun elemento a disposizione. Lo stesso meccanismo è scattato con la ragazza, poco più grande, che ha partorito e seppellito i neonati nel giardino davanti casa. Ma di questo parleremo dopo.
Soltanto una settimana dopo, un uomo non riesce a mettersi in contatto con la compagna che ha trascorso il weekend dai genitori, nella campagna di Perugia. Decide quindi di andare a vedere se va tutto bene. Si trova di fronte una scena agghiacciante: la fidanzata, la madre e il padre di lei sono tutti morti, ammazzati da una fucilata. Nonostante si cerchi, nelle prime ore, di scongiurare la strage familiare - chi conosceva l’uomo non può crederci, ma credetemi: nessuno può mai crederci - la verità viene subito a galla. Il padre ha sparato alla moglie, poi alla figlia mentre prendeva il sole, e poi - probabilmente solo ore dopo- si è sparato. Questo fatto, il fatto di restare a lungo coi corpi senza vita dei familiari a riflettere su cosa fare, è abbastanza frequente nelle stragi familiari, più che nei femminicidi. Spesso si dice che è perché per uccidersi ci vuole coraggio: ma davvero ci vuole più coraggio a sparare contro sé stessi che contro i propri figli? Ha fatto così anche Luigi Capasso, che prima ha sparato alla moglie, poi alle figlie, e solo dopo una lunghissima negoziazione con la polizia si è sparato. La storia di Antonietta Gargiulo e delle sue figlie è raccontata nel primo episodio speciale del podcast, uscito il 15 luglio 2024.
Un altro caso abbastanza emblematico è quello di Anthony Todt, che dopo aver ucciso i tre figli piccoli, la moglie e il cane, nel 2019 nella città di Celebration ideata da Walt Disney, in Florida, è rimasto per giorni nella stessa casa con loro, finché la polizia, allertata dai parenti della donna, non l’ha scoperto.
Roberto Gleboni invece non ci ha pensato poi troppo. Il 25 settembre, all’alba, ha fatto fuoco sulla moglie, sui tre figli, sul vicino e proprietario di casa che era uscito sul pianerottolo per il trambusto, poi è andato dalla madre, dove avrebbe dovuto trovarsi anche il fratello che viveva con lei, le ha sparato e infine si è sparato. Si sono salvati solo il figlio 14enne e la madre, quasi per miracolo.
Questi casi sono tutti accumunati da un punto: l’autore è un maschio. Potete cercare “stragi famigliari compiute da donne”, non ne troverete, o dovrete spulciare a lungo. Le donne uccidono, certo, ma pochissimo, e non compiono stragi famigliari. Ma perché? Perché dietro le stragi familiari, proprio come dietro ai femminicidi, c’è il concetto di possesso. Ma non solo: c’è anche una profonda rabbia che non trova alcuno sfogo. C’è una violenza innata che è stata partorita, sviluppata e consolidata dal sistema patriarcale.
Quando accadono fatti così violenti, che scioccano la comunità locale e il paese tutto, si cerca sempre un motivo. Se andate a leggere gli articoli su queste recenti stragi troverete spesso una frase che ritorna: si cerca ancora il movente. Il movente, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è sempre lo stesso. L’incapacità di rispettare la vita umana altrui, la convinzione di possedere l’altra, ma anche gli altri, se sono figli o genitori anziani. Cercare un “movente”, trovare un movente, ci aiuta soltanto a stare più tranquilli, a farci sentire al sicuro. Ma finché la società non capirà che è necessario un cambiamento, un’educazione all’affettività seria, un’eliminazione del sistema patriarcale basato sul dominio e sulla violenza, nessunə di noi sarà al sicuro. Siamo tuttə in pericolo. Donne, bambini e vecchi.
I family mass murder per la criminologia
Le stragi familiari sono studiate anche dalla criminologia.
Gli autori, lo abbiamo detto, sono maschi, tra i 30 e i 50 anni.
Vengono suddivisi tra PATOLOGICI con tre subcategorie: i depressi, i bugiardi cronici (spesso le stragi compiute da giovani sono dovute a bugie croniche, ad esempio sul percorso di studi), quelli con disturbi vari, STRUMENTALI (i libertari, cioè quelli che si sentono soffocati dalle responsabilità, i tossicomani e gli ereditieri, cioè quelli che uccidono per ereditare) e infine i PASSIONALI (con subcategorie di gelosi patologici e litigiosi).
La maggior parte delle stragi si conclude con il suicidio dell’autore, tranne nel caso di stragi compiute da adolescenti, che non si suicidano perché non hanno piena contezza di quanto hanno commesso. Altra cosa sintomatica: viene ucciso quasi sempre anche l’animale da compagnia, in quanto ritenuto membro della famiglia.
In generale, gli autori hanno il complesso del Superuomo, vogliono concretizzare una volontà di potenza e dominio.
Ci sono alcuni segnali predittivi (cioè elementi che spesso sono presenti, anche se ovviamente non sempre): l’introversione, isolamento, la chiusura in se stessi. Scarsa socialità, scarsa empatia, scarsa scolarizzazione. Spesso gli autori hanno già manifestato tendenze antisociali e violente, soprattutto in famiglia. Spesso, prima di arrivare alla strage, hanno collezionato fallimenti: plurimi licenziamenti, dissesti economici, diversi matrimoni falliti.
La cosa più sorprendente, però, è il cd. effetto Werther
È infatti emerso con evidenza che vi è un periodo di tregua. All’improvviso si verifica un episodio delittuoso (in questo caso parliamo di stragi familiari ma vale anche per i femminicidi) e dopo 12/24 ore se ne verifica un altro e dopo 12/24 ore un altro ancora: in due o tre giorni si verifica quindi più di una strage (o femminicidio).
Viene chiamato effetto Werther dall’omonimo romanzo di Goethe: all’epoca si era verificata una vera e propria ondata di suicidi emulativi in Europa, tanto che l’autore chiese il ritiro dell’opera (che non venne concessa).
Si tratta di un effetto imitativo che si riscontra anche in altri contesti, dove il primo evento funziona da sorta di innesco sulla psiche alterata di certi soggetti, che appunto si identificano nell’autore di cui hanno letto o sentito.
Questa fase espansiva dura 3 o 4 giorni, dopodiché si torna allo status quo ante e per un certo periodo non ci saranno altri eventi, poi di nuovo si inizierà con un innesco e un effetto a catena.
Una generazione perduta
Ogni fatto di cronaca che colpisce ha i suoi esperti e le sue esperte pronti a spiegarci il perché accadono certe cose. In genere, però, ci sono due categorie che vengono ancora più discusse: le persone giovani, diciamo sotto i trent’anni, e le madri.
Chi è nato prima degli anni Novanta ricorderà ogni dettaglio dell’omicidio di Samuele Lorenzi e di quello compiuto da Erika e Omar. I due casi avvennero a poca distanza di tempo, circa un anno, e nonostante siano passati oltre vent’anni sembrano, nella loro narrazione, una copia di quelli della strage di Paderno Dugnano e dei due neonati sotterrati in giardino.
Nessuno si spiega come un figlio possa uccidere la famiglia, nessuno si spiega come una madre possa uccidere un figlio. Mentre si sa, un uomo che uccide la moglie è una cosa normale, era stressato, era depresso, litigavano sempre.
Per questo, allora come oggi, ci tocca ascoltare decine, centinaia di esperte ed esperti che fanno diagnosi, spiegano moventi, illustrano teorie. Della ragazza che ha partorito e sotterrato i figli si è scritto: “Rivela autismo relazionale, una frattura tra il funzionamento cognitivo ed emotivo”. Per il ragazzo di Paderno si è chiesta una spiegazione alla stessa persona a cui si era chiesta vent’anni fa per Erika e Omar, e la risposta è, guarda un po’, sempre la stessa: le generazioni di oggi, i valori, non conoscono i no.
La verità è che spiegare certi eventi inserendoli in schemi precisi, noti a tutti, triti e ritriti, ci rassicura. Andare invece ad indagare il perché questi ragazzi abbiano compiuto questi gesti richiede un’analisi più profonda, non solo di ciò che hanno fatto, ma anche della società in cui sono inseriti e di cui noi per primi facciamo parte. La verità è, ancora, che ci piace pensare che non ci riguardi. E invece.
I femminicidi dal 1° al 30 settembre 2024
Ana Cristina Correia Duarte aveva 38 anni e viveva a Saltare, una frazione di Colli al Metauro, in provincia di Pesaro e Urbino. Aveva tre figli, due femmine e un maschio. Era vittima di violenza domestica. È stata uccisa il 07/09/2024 dal marito, che aveva provato a lasciare, mentre in casa c’erano anche i tre figli.
Maristella Paffarini aveva 66 anni e viveva a Fratticiola Selvatica, una piccola frazione di campagna nel comune di Perugia. Lavorava come dipendente della prefettura di Perugia e presto sarebbe andata in pensione. Era madre di una donna di 39 anni. È stata uccisa a fucilate dal marito il 07/09/2024, in casa, insieme alla figlia.
Elisa Scoccia aveva 39 anni e viveva a Perugia, dove lavorava in un ristorante. Aveva un compagno. Le capitava spesso di andare a trovare i genitori nel casolare di Fratticiola Selvatica, una frazione isolata di Perugia. Qui è stata uccisa a fucilate il 07/09/2024 mentre prendeva il sole, dal padre, che ha ucciso anche la madre di Elisa.
Piera Ebe Bertini aveva 77 anni e viveva a Ravenna, nel quartiere di Borgo San Rocco. Aveva sempre lavorato in casa, come casalinga. Era malata di Alzheimer. È stata annegata nella vasca da bagno dal marito il 09/09/2024.
Francesca Ferrigno aveva 62 anni e viveva a Gela, in provincia di Caltanissetta. Frequentava la Chiesa Evangelica. Era vedova e aveva quattro figli. Uno di loro, di 43 anni, è tossicodipendente e con problemi di salute mentale. L’ha uccisa con due coltellate il 09/09/2024.
Cristina Marini aveva 72 anni e viveva a Sestri Levante, Genova. Era sposata da 53 anni con lo stesso uomo. Da qualche tempo soffriva di depressione. Il marito le ha sparato il 19/09/2024 perché “non voleva prendere le medicine”.
Loretta Levrini aveva 80 anni e viveva col figlio a Spezzano di Fiorano, in provincia di Modena. Aveva anche un’altra figlia. Negli ultimi tempi le sue capacità cognitive erano peggiorate. Il figlio l’ha strangolata il 21/09/2024, per poi confessare in diretta televisiva.
Roua Nabi aveva 34 anni e viveva a Torino. Era originaria del Marocco, ed era sposata da diversi anni. Col marito aveva avuto due figli, che oggi hanno 12 e 13 anni. Era casalinga e si occupava di suo figlio e sua figlia. Aveva denunciato il marito per maltrattamenti e i due non stavano più insieme. Con la procedura del codice rosso, l’uomo era obbligato a portare un braccialetto elettronico. L’ha comunque uccisa, il 24/09/2024, accoltellandola in casa di fronte ai figli.
Giuseppina Massetti aveva 43 anni e viveva a Nuoro insieme al marito, alla figlia e ai due figli maschi. Aveva avuto la prima figlia a 17 anni ed era molto legata alla sua famiglia. È stata uccisa dal marito il 24/09/2024. Con lei sono morti il figlio minore, di 10 anni, e la figlia di 26.
Martina Gleboni aveva 26 anni e viveva a Nuoro. Si era laureata da poco col massimo dei voti Scienze dei Servizi giuridici. Aveva dedicato la tesi ai suoi genitori, al padre, l’amore della sua vita. Che il 24/09/2024 ha ammazzato lei, la madre, il fratellino di 10 anni, un vicino e quasi ucciso anche l’altro fratello, di 14 anni, e la nonna.
Maria Campai aveva 42 anni ed era originaria della Romania. Era arrivata in Toscana nel Duemila, prima in Toscana col marito poi, dopo il divorzio nel 2022, a Parma da una sorella. È stata uccisa il 19/09/2024 da un ragazzo di 17 anni con cui si era incontrata in provincia di Mantova, dopo essersi conosciuti in chat.
ll podcast
Ricorda il mio nome è un podcast mensile, lo trovi su Spotify, Apple Music, Amazon Music e YouTube. L’ultimo episodio è uscito il 15 settembre 2024, e racconta il femminicidio di Mariella Cimò. Il prossimo episodio uscirà il 15 ottobre 2024 sulle stesse piattaforme. Se ti piace il nostro lavoro, puoi parlarne, condividerlo sui social e lasciare una recensione sulla piattaforma che usi.
Chi siamo
Anna Bardazzi è nata a Prato e dopo più di dieci anni all’estero oggi vive a Milano. È autrice e copy writer e ha pubblicato il romanzo La felicità non va interrotta (Salani).
Su Instagram è @bardazzi.anna
Roberta Sandri è avvocata con studio a Trento, si occupa principalmente di diritto di famiglia, dei minori e della persona. Ha una specializzazione in Scienze Criminali ottenuta presso l’Università Montesquieu di Bordeaux.
Su Instagram è @avvocata.di.famiglia
Fate un lavoro preziosissimo! Grazie 💜
È una cultura che odia le donne.