Quando il femminicida è straniero
L'opinione pubblica e il bisogno di trovare sempre un motivo al femminicidio diverso dall'unico reale: il patriarcato e la violenza di genere.
Il diverso (da noi) usato come spiegazione ai femminicidi e alla violenza di genere
Il 17 marzo i giornali hanno dato la notizia del femminicidio di una donna, specificando che si trattava di una donna cinese e che l’autore del reato, anche lui, era cinese. L’Italia è uno dei paesi dell’UE in cui la disinformazione raggiunge i livelli più alti. Soprattutto quella relativa all’immigrazione.
È normale che in un paese con un alto tasso di persone immigrate esista una percentuale di reati commessa da chi non ha la cittadinanza italiana. Succede così ovunque. Inoltre, in alcuni casi le persone con background migratorio si trovano in situazioni di criminalità a causa della povertà, della negazione di diritti di base, della mancata possibilità di integrazione.
Delitti commessi da stranieri
La popolazione straniera residente nel 2022 sul territorio nazionale rappresenta circa l’8,5% del totale. Analizzando i dati relativi all’azione di contrasto effettuata sul territorio nazionale dalle Forze di polizia, nel 2022 si rilevano 271.026 segnalazioni nei confronti di stranieri ritenuti responsabili di attività illecite, pari al 34,1% del totale delle persone denunciate ed arrestate; il dato risulta in lieve aumento, sia in valori assoluti che in termini di incidenza, rispetto a quello del 2021, allorquando le segnalazioni erano state 264.864, pari al 31,9% del totale. Significativo è risultato il coinvolgimento di stranieri in attività delittuose di natura predatoria. In particolare: furti, le segnalazioni riferite agli stranieri denunciati e/o arrestati nel 2022 (41.462) rappresentano, per tale fattispecie, il 45,48% del totale; rapine, le segnalazioni riferite a stranieri denunciati e/o arrestati nel 2022 (9.256) rappresentano, per tale delitto, il 47,31% del totale4 .
Fonte: https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2023-05/sintesi_rapporto_sicurezza_02.05.2023_2.pdf
Quando si parla di femminicidi, però, il discorso cambia. I femminicidi sono crimini contro le donne perché donne. Non hanno a che fare con la nazionalità, il mestiere, lo status sociale. Attraversano tutte le categorie della società, tutti i paesi, tutte le culture. Ci piace pensare che l’Italia sia un paese culturalmente più avanzato, ma non è così. La violenza di genere è presente e lo è in ogni contesto.
Giorni fa su X ho letto questo post:
Dopo averlo letto, ho cercato un po’ online l’informazione circa le origini di questo ragazzo, accusato non soltanto di aver violentato e ucciso Keeley Bunker, ma di aver stuprato anche altre giovani. Nessun media riporta dettagli sulle sue presunte origini, ma spesso viene indicata come nazionalità “british”. Inoltre viene descritto come un ragazzo molto popolare, con molti amici, l’anima della festa. Era infatti un amico di Bunker, stavano tornando da una festa insieme quando l’ha uccisa.
Nel 2020, in UK, sono stati compiuti 110 femminicidi (su 65 milioni di abitanti). Tra i 79 colpevoli individuati, 65 sono di nazionalità UK, 3 sono polacchi, 2 indiani, 1 addirittura italiano. Fa riflettere come la scelta di una narrazione (è interessante andare a leggere i commenti al post di cui sopra) possa completamente modificare la percezione della realtà nella società civile.
Torniamo quindi all’Italia.
Il report dell’Istat sugli omicidi del 2022 evidenzia che gli uomini italiani uccidono con più frequenza le donne (44,3%) rispetto agli uomini stranieri (37,9%). Il 70,9% dei 285 omicidi di cui si conosce l’autore avviene tra italiani, e il 16,8% tra stranieri (non necessariamente della stessa nazionalità). Oltre a questi si verifica un 6,7% di omicidi in cui l’autore è italiano e la vittima straniera, e un 5,6% di autore straniero e vittima italiana.
In poche parole, di tutti gli omicidi compiuti in Italia, femminicidi compresi, soltanto il 5,6% è compiuto da una persona straniera ai danni di una persona italiana.
I femminicidi in Italia nel 2020 sono stati 116, un numero equivalente a quello inglese.
Il 92,2% è stata uccisa da una persona conosciuta. Per oltre la metà dei casi le donne sono state uccise dal partner attuale, in particolare il 51,7% dei casi, corrispondente a 60 donne, il 6,0%, dal partner precedente, pari a 7 donne, nel 25,9% dei casi (30 donne) da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 8,6% dei casi da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, ecc.) (10 donne).
Per interrompere la narrazione che vorrebbe (secondo alcune persone, non di certo noi) culture “meno evolute” capaci di compiere violenza di genere più di quelle “evolute” (tipo la nostra), possiamo prendere i dati della sola Italia e compararle tra zone: Nord e Sud. Si ha la tendenza a pensare, proprio come nel caso delle persone con background migratorio (in particolare di religione islamica) che al Sud si compiano più femminicidi e in generale sia molto più diffusa la cultura del possesso. I dati però parlano chiaro:
Le donne che abitano nel Nord-est presentano tassi doppi di omicidi da parte di partner o ex partner (0,32 per 100mila donne del Nord-est) rispetto al Nord-ovest (0,16) e al Centro (0,17). Livelli più bassi della media anche nelle Isole (0,18) e al Sud (0,19).
Se fosse necessario fornire ulteriori dati ecco qui un altro report del Ministero degli Interni, che dice (rispetto al 2021):
Un approfondimento è dedicato alla “relazione tra vittima e autore” dalla cui analisi, per il primo semestre 2021, si rileva che l’83% di vittime italiane è stata uccisa da autori italiani, mentre solo il 5% da stranieri; nel restante 12% dei casi l’autore non è stato ancora individuato. Le vittime straniere, invece, nel 91% dei casi hanno trovato la morte per mano di cittadini stranieri, nel 9% di italiani.
In sintesi, i femminicidi non sono compiuti da uomini cattivi (e neri, come quelli delle favole) che arrivano clandestinamente, ci seguono per strada, ci violentano e ci uccidono. Ma sono nella stragrande maggioranza dei casi (quasi totalità) perpetrati da qualcuno che conosciamo e in maggior parte da partner o ex. È logico che con l’aumentare delle coppie miste e con la presenza di coppie straniere sul territorio, come nel caso di Li Xuemei, aumentino anche i casi di vittime e autori con background migratorio. Ma questo non fa che confermare che non soltanto la violenza di genere è un fenomeno sistemico diffuso ovunque nel mondo, ma che trova anche ampio spazio nel nostro paese, dove la condizione delle donne, la disparità economica, il costante clima da cultura dello stupro sono terreno fertile per la cultura del possesso e, quindi, per i femminicidi.
Cosa succede se ad essere a condannato è uno straniero?
Chiunque venga condannato in Italia sconta la pena in Italia. È possibile chiedere il trasferimento nello Stato di origine a determinate condizioni (essere cittadino dello Stato nel quale chiede il trasferimento, sentenza definitiva, pena superiore ai sei mesi, che il fatto costituisca reato anche per la legge dello Stato in cui si chiede il trasferimento e che tra l’Italia e il Paese ci sia un’apposita convenzione internazionale che preveda questa possibilità), ma è una richiesta che deve partire dal detenuto.
Se la pena detentiva residua non supera due anni, l’imputato può chiedere l’espulsione in alternativa alla detenzione, con divieto di rientrare in Italia per 10 anni. Lo stesso può fare se la condanna non supera i due anni (in questo caso si tratta di “sanzione sostitutiva”).
Con la condanna può essere applicata la misura di sicurezza dell’espulsione, che verrà eseguita dopo che l’imputato avrà scontato la pena detentiva, previa verifica da parte del Magistrato di Sorveglianza che la persona sia ancora socialmente pericolosa.
Infine, c’è ovviamente la questione del rinnovo del permesso di soggiorno per una persona che abbia espiato la pena detentiva.
La questione è lunga e complessa, semplificando molto l’art. 4 co. 3 T.U. Immigrazione, prevede che non è ammesso in Italia lo straniero che … sia considerato una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato … o che risulti condannato, anche con sentenza non definitiva, per i reati previsti dall’art. 380 co. 1 e 2 c.p.p. e cioè
- nei casi in cui previsto l’arresto in flagranza (delitto non colposo consumato o tentato per il quale la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni e nel massimo a venti anni).
- se la condanna riguarda una serie (lunga…) di reati, per quanto qui più ci interessa citiamo: delitto di riduzione in schiavitù, delitto di prostituzione minorile, delitto di pornografia minorile, delitto di iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile , delitto di violenza sessuale, delitto di atti sessuali con minorenne.
I femminicidi dal 1° al 31 marzo 2024
Brunetta Salvestrini aveva 85 anni e viveva a Firenze, ma era originaria di Greve in Chianti, in provincia di Siena. Viveva col figlio di 59 anni, che aveva gravi problemi psichiatrici. L’ha presa a pugni e strangolata, uccidendola, il 1° marzo 2024.
Li Xuemei era originaria della Cina, aveva 37 e viveva a Roma, nel Quadraro. Era mamma di una bambina. Il marito l’ha uccisa a coltellate mentre in casa c’era anche la figlia, il 17 marzo 2024.
Aneta Danekczyk aveva 50 anni ed era originaria della Polonia. Viveva con la famiglia a Taurisano, in provincia di Lecce, e aveva quattro figli, tre maschi e una femmina. Si stava separando dal marito. Quando lui l’ha aggredita in casa c’era anche il loro figlio minore, di 12 anni. È stata uccisa il 17 marzo 2024.
Joy Omoragbon era originaria del Senegal e aveva 49 anni. Viveva a Cologno al Serio, in provincia di Bergamo, insieme al compagno di 45 anni. Più volte aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine perché l’uomo, affetto da disturbi psichici, risultava aggressivo. Lui l’ha accoltellata il 28 marzo 2024 nella loro casa.
Margherita Cannone aveva 78 anni ed era una maestra in pensione. Abitava a Cecchina, una frazione di Albano Laziale, col marito. Entrambi erano malati di cancro. L’uomo l’ha uccisa con un colpo d’arma da fuoco il 30 marz o2024, poi si è suicidato.
Palma Romagnoli aveva 86 anni e aveva l’Alzheimer. Viveva a Corridonia, in provincia di Macerata, col marito, mentre la figlia viveva al piano di sopra della stessa palazzina con la sua famiglia. L’uomo l’ha uccisa con un colpo di fucile il 31 marzo 2024, all’alba del giorno di Pasqua, poi si è sparato. È morto giorni dopo in ospedale.
Ricordiamo anche Giuseppina Nuti, 90 anni, che era scomparsa da Canale Monterano, vicino Roma, il 24 gennaio. Il suo corpo è stato ritrovato in un bosco sul lago di Vico. Inizialmente il figlio maggiore è stato accusato di averla uccisa, ma l’autopsia ha rivelato che la donna è morta per cause naturali. Lui ne ha solo occultato il cadavere per intascare la pensione.
Ricordiamo inoltre Santina Delai, 78 anni, uccisa il 7 febbraio dal figlio, stufo del suo carattere, e Maria Atzeni, 77 anni, anche lei uccisa dal figlio nella sua casa di San Gavino, in Sardegna.
Infine ricordiamo Liliana Agnani, 90 anni, uccisa 18 maggio 2022, per il cui femminicidio è stato arrestato il figlio il primo marzo 2024.