Smettetela di ammazzarci
Dopo gli ennesimi femminicidi ci manca il fiato, ma non possiamo stare zitte
Lo avevamo scritto un po’ di tempo fa: quando una donna scompare, è quasi certo che sia stata ammazzata. Ed è quasi certo che si tratti di un femminicidio: che sia stata ammazzata dal compagno, dall’ex, da un familiare, da un uomo che la desiderava. Ormai non dovremmo stupirci più. Il caso più recente è quello di Mara Favro, di cui scrivevamo, appunto, parlando tra le altre di Alessandra Ollari - il cui corpo è stato ritrovato ma non si sa cosa le sia successo - ma anche di casi più noti, come quello di Elisa Claps. Mara Favro è stata, finalmente, ritrovata. Dopo un anno dalla sua morte. I suoi resti gettati in un dirupo perché nessuno li trovasse. Li hanno trovati.
Ci avevano messo molto di più a trovare quelli di Valentina Andriani, protagonista dell’episodio di marzo del podcast: dodici anni, e solo perché il suo assassino aveva infine confessato. Anche lei buttata in un dirupo, all’interno di un armadio da campeggio.
Ci hanno messo invece pochi giorni - una settimana - per trovare Ilaria Sula, il cui corpo, infilato a forza in una valigia, è stato - ancora - gettato in fondo a un dirupo lo scorso 25 marzo 2025. Il suo ritrovamento arriva due giorni dopo il femminicidio efferato di una sua coetanea, Sara Campanella. Entrambe avevano ventidue anni ed entrambe frequentavano l’università, una a Roma e l’altra a Messina.
Sara Campanella è stata uccisa con una coltellata alla gola in strada, mentre tornava a casa. È stata ammazzata da un collega di facoltà che da tempo la perseguitava. Anche Ilaria Sula sarebbe stata uccisa a coltellate, prima di essere ficcata in una valigia e abbandonata.
Quante sono le donne morte infilate in una valigia? Tante. Le valigie sono le bare delle donne ammazzate dagli uomini. Come lo sono i sacchi neri, gli interstizi, i canali. Uomini così intelligenti che pensano, nel 2025, di poter davvero sfuggire a quello che hanno fatto.
I femminicidi non sono un’emergenza. I femminicidi sono la norma nella nostra società. Sono un fenomeno sistemico che si ripete di anno in anno, con una media costante, trasversale per appartenenza regionale, sociale, culturale, etnica, religiosa. Non esiste nessuna emergenza tra i giovani, non esiste nessuna emergenza tra le persone immigrate. Ogni anno vengono ammazzate donne di tutte le età, da uomini di tutte le età. Nel 2024 gli autori di femminicidio hanno avuto tra i 17 e i 93 anni. Solo 8 erano under 25, ben 13 over 75. Avevano in media 53 anni. L’età mediana è 54.
Il problema non è delle nuove generazioni a cui i genitori concedono tutto, non è colpa dei social: la colpa è della società tutta, misogina e patriarcale. Come può oggi una famiglia educare un figlio al rispetto e alla parità, se fuori, in strada, quando fa sport, a scuola, gli esempi che riceve e i messaggi a cui è sottoposto sono sempre gli stessi?
In questi giorni si parla molto della nuova serie disponibile su Netflix, Adolescence, in cui un ragazzino di 13 anni è accusato di omicidio (femminicidio, anche se non viene mai pronunciata questa parola - il che è abbastanza assurdo se si pensa che la serie prova tra l’altro a smascherare la misoginia che si diffonde a macchia d’olio tra i più giovani attraverso il web).
Si discute quindi, sui social, sui giornali e in tv, della nuova ondata di violenza che colpisce ragazzi sempre più giovani, in particolare appunto maschi. Si analizzano fatti, si fanno ipotesi, si dà, spesso, la colpa agli adulti immaturi pieni di paure che temono le reazioni dei figli e quindi non sanno educarli. Baby gang, stupri di gruppo, tutto sembra condurre alla stessa sentenza: le nuove generazioni sono allo sbaraglio e la prova sarebbero i crimini sempre più frequenti.
Ma è proprio così? I giovani compiono più reati di prima?
Non è una domanda difficile a cui rispondere. Esistono infatti dei dati. Un report pubblicato a ottobre 2023 dalla Polizia di Stato raggruppa i dati sui reati compiuti da minori nel periodo 2010-2022.
Nel complesso, tra il 2010 e il 2022 le segnalazioni di minori sono aumentate del 15,34% (28.196 nel 2010 e 32.522 nel 2022). Questo dato potrebbe preoccupare e far tendere subito per la risposta più ovvia: sì, i crimini compiuti da minori stanno aumentando.
Se si va a vedere però il dettaglio, sono quelli compiuti da minori stranieri ad aumentare, mentre scendono quelli compiuti da italiani. E attenzione: non certo perché le persone con background migratorio compiono più reati ma perché, quando si analizzano i dati, è necessario anche capirli e scorporarli. Le situazioni di svantaggio sociale, la povertà, la mancata integrazione e l’abbandono scolastico sono fattori da prendere in considerazione quando si analizza la criminalità minorile. Senza contare che ogni anno arrivano nuovi minori stranieri in Italia, la gran parte non accompagnata, a cui il nostro paese non facilita certo l’integrazione. Secondo l’Unicef:
Nel 2023 sono stati circa 157 mila i rifugiati e migranti arrivati in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, tra cui circa 26.800 minorenni di cui 17.319 minori stranieri non accompagnati.
Se si prende poi il dettaglio dell’età, con interesse per i giovanissimi (ricordiamo che in Italia si è imputabili a partire dai 14 anni e non dai 10 come nel Regno Unito), i minori italiani di 14-15 anni segnalati per reati sono stabili, mentre aumentano quelli con background migratorio.
Ma passiamo al dettaglio dei reati. Potete trovare i grafici relativi a furti, rapine, minacce, lesioni e altri reati nel link al report. Vogliamo invece concentrarci sui reati di genere. Come si vede nel grafico sotto, nel 2010 era stati segnalati 273 minori per violenza sessuale, 30 per omicidio. Nel 2022, sono 291 quelli segnalati per violenza sessuale e 27 per omicidio.
Potremmo andare avanti ma vi invitiamo a guardare l’analisi più dettagliata qui.
Un’ulteriore conferma che non ci troviamo di fronte a un’emergenza criminalità minorile è data dalla presentazione disponibile sul sito del Ministero dell’Interno e datata 2024, in cui si parte proprio dal fenomeno delle “baby gang” riportato da molti titoli allarmistici. Le conclusioni sono piuttosto rassicuranti: Il fenomeno appare sostanzialmente stabile o in lieve diminuzione; si presenta in maniera diversa sul territorio nazionale.
Gridare all’allarme criminalità tra i giovani distoglie dalla vera problematica: la violenza non ha età, ma genere. I reati giovanili, che sono sempre esistiti, sono commessi in grandissima parte - quasi la totalità, si potrebbe dire - da maschi. E la violenza maschile, che sia contro le donne o di altro tipo, ha la stessa matrice: il patriarcato.
I ragazzi, gli uomini, certe volte anche i bambini, sono violenti perché crescono in una società che li spinge a esserlo, a opprimere, ad abusare, a prevaricare, a umiliare, a usare potere e controllo. A non accettare un no. Non saranno pene più severe a fermare la violenza maschile. Bisogna educare.
Ci vogliamo vive. Basta con le scuse.
I femminicidi dal 1° al 31 marzo 2025
Sabrina Baldini Paleni aveva 56 anni e viveva a Chignolo Po, in provincia di Pavia. Era madre di una figlia e un figlio adulti. Era separata e aveva un nuovo compagno. Era una donna solare, lavorava come OSS in una Rsa di Casalpusterlengo. Le piaceva curarsi molto, uscire, andare al ristorante e fare viaggi. Aveva molte amiche e molti amici. Il suo nuovo compagno le impediva di fare tutte queste cose. Non tollerava nemmeno la relazione coi suoi figli. Lui l’ha strangolata il 20 marzo 2025.
Ruslana Chornenka aveva 45 anni ed era di origine ucraina, ma viveva a Napoli. Aveva una figlia di 17 anni. È stata uccisa dal marito il 21 marzo 2025, che poi si è ucciso. È stata la figlia a trovare entrambi i corpi.
Ilaria Sula aveva 22 anni ed era originaria di Terni, ma studiava Statistica a Roma, dove viveva con delle coinquiline. Veniva da una famiglia semplice, il papà operaio, la mamma casalinga. Aveva un fratello più piccolo, di 19 anni. Da un anno stava insieme a un ragazzo. Lui l’ha uccisa il 25 marzo 2025 e poi ha messo il suo corpo in una valigia, che ha gettato in un dirupo. È stata ritrovata il 2 aprile 2025.
Laura Papadia aveva 36 anni e viveva a Spoleto, ma era originaria di Palermo. Lavorava come commessa in un supermercato. Avrebbe voluto diventare madre. Il marito l’ha uccisa il 26 marzo 2025.
Sara Campanella aveva 21 anni, era di Misilmeri (Palermo) ma viveva a Messina, dove frequentava il terzo anno di Tecniche di laboratorio biomedico. Stava effettuando il tirocinio al Policlinico e voleva richiedere la tesi in oncologia. Poi avrebbe voluto specializzarsi e fare anatomia patologica. È stata uccisa da un collega di studi che la perseguitava, e che il 31 marzo 2025 l’ha seguita fuori dal Policlinico e l’ha accoltellata.
ll podcast
Ricorda il mio nome è un podcast mensile, lo trovi su Spotify, Apple Music, Amazon Music e YouTube. L’ultimo episodio è uscito il 15 marzo 2025, e racconta il femminicidio di Asha e Valentina Andriani. Se ti piace il nostro lavoro, puoi parlarne, condividerlo sui social e lasciare una recensione sulla piattaforma che usi.
Chi siamo
Anna Bardazzi è nata a Prato e dopo più di dieci anni all’estero oggi vive a Milano. È autrice e copy writer e ha pubblicato il romanzo La felicità non va interrotta (Salani).
Su Instagram è @bardazzi.anna
Roberta Sandri è avvocata con studio a Trento, si occupa principalmente di diritto di famiglia, dei minori e della persona. Ha una specializzazione in Scienze Criminali ottenuta presso l’Università Montesquieu di Bordeaux.
Su Instagram è @avvocata.di.famiglia
Lo dico sempre a tutt*. Il problema inizia nelle “chat del calcetto”.
Ho una piccola soluzione per me e la mia cerchia: smetto di avere interazioni sociali, lavorative o interpersonali con chiunque non sia disposto ad eliminare queste chat e quello che ne è accessorio. Un po’ una soluzione islandese-coreana. Smetto proprio di vedere/registrare/considerare queste persone.
Vanno ostracizzati fino all’oblio. E così forse si inizia.